Tutto quello che ti senti dire quando stai per partire in solitaria.
“Io mi muovo da sola! E tu?” di Giulia Pani
A 6 anni, il giramondo di mio padre mi regalò una cartina geografica cosicché io potessi segnare dove fosse ad ogni sua telefonata: è stato questo a farmi capire che non importa dove ti trovi, ma quello che ti lega agli altri a mantenere vivi i sentimenti.
Ho 24 anni e una valigia piena di adrenalina che alimenta i miei obiettivi. Non sono abituata a chiudere i miei sogni in un cassetto perché preferisco sentire il peso delle mie sensazioni ogniqualvolta, inaspettatamente, ne realizzo uno. Rinchiuderli in una valigia mi lascia libera di farci un inventario nel lungo percorso di vita che mi aspetta.
Amo interfacciarmi con ciò che non conosco, capire perché sto meglio in una nazione piuttosto che in un’altra, assaporare nuovi gusti e percepire nuove sfumature di colore. E amo incondizionatamente gli aeroporti perché sono l’unico luogo in cui chi vi transita ha emozioni sincere.
Oggi si parla di reazioni, quelle reazioni che devono affrontare gli spiriti liberi che, con un sorriso alla mentadent, provano a spiegare i loro sogni agli altri.
Sono una donna e, 11 volte su 10, alla mia esclamazione “Sai, sto progettando di andare in …” mi sento rispondere “Si, ma non da sola spero. Con tutto quello che si sente in giro!”
Allora mi sale una rabbia assurda e vorrei gridare, con tutto il disprezzo che provo, che le cose brutte succedono ovunque, che ad avere sempre paura non si imparerà mai a stare sereni e che è la mera paura dell’ignoto che porta le persone a non cogliere l’arte del saper arrangiarsi. Ma capisco anche che non tutti siano portati ad una filosofia di vita che aiuta a liberarsi dai rumori di ciò che ci circonda e che, a volte, è più facile vivere con un ronzio costante per essere sicuri di avere una spalla su cui appoggiarsi. È per questo che mi ostino a dire che chi s’incammina in solitaria non è solo, anzi è solo capace di credere in sé stesso un po’ più degli altri.
Ma veniamo alla parte pensiero-reazione-controreazione. Qui sotto alcuni aneddoti ignoranti che sono capitati a me, ma che sicuramente hanno caratterizzato anche la vostra impazienza a partire!
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“Sai, ad ottobre parto per il Giappone, starò 4 mesi!”
“Ah davvero? Beh stai attenta a quello che assaggi, lì mangiano anche gli insetti!”
“Anche a Vicenza si dice mangino gatti, ma mi sembrano decisamente tutti in salute!”
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“Tra non molto parto, tornerò dopo le vacanze di Natale!”
“Dopo Natale? Vedi almeno di portarmi a casa qualcosa, visto che di soldi ne hai! Mica come me che mi devo accontentare delle vacanze ad Eraclea mare.”
“Chi si accontenta è perché non ha saputo gestirsi durante l’anno!”
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“Sto pensando di farmi, zaino in spalla, la costa del Portogallo, Spagna, superare Gilbiterra ed arrivare in Marocco!”
“Ok, ma quando torni iscriviti a Tinder così trovi qualcuno che ti faccia compagnia la prossima volta!”
“…”
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“Ho trovato casa sai? 12m2 per 700,00€ al mese, affarone!”
“Per quei soldi puoi comprarti un iPhone, almeno ce l’hai per sempre.”
“Ti basta l’omologazione per essere felice, vedo!”
Questi sono solo una parte dei commenti che mi spiazzano quando cerco di trasmettere il mio entusiasmo a chi, evidentemente, è solo un turista.
Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni, e la libertà non è di certo egoismo. Sentirsi a casa ovunque offre la possibilità di apprezzare ancor di più la propria terra e i propri affetti: bisogna sempre isolarsi e guardare da lontano per far sì che la percezione di noi e degli altri migliori.
Tra qualche mese mi butterò a capofitto nel mio prossimo viaggio all’altro capo del mondo e già non vedo l’ora di smentire tutti questi stereotipi. E voi? Dove andate? Quando partite?