Sarò sincero: non è la solita commedia, non è la solita solfa sentimentalista. Un intreccio di passioni comuni che ti coinvolge per tutta la durata del film. Musica, viaggi, ambizione, amore e successo si sviluppano per 104 minuti.
“Tutto può cambiare” è una specie di musical più complesso e piu’ appassionato, di quelli che ti fa battere i piedi a ritmo di musica, di quei film che ti fanno venire i brividi per una semplice colonna sonora, per un abbraccio o una carezza, una di quelle pellicole che ti fa ripercorrere traguardi e ambizioni che si inseguono tutti i giorni, di quelle che ti fanno vivere le situazioni in prima persona e che ti fanno pensare “ce la farò anche io”. La tenacia, la caparbia, il successo, l’esaltazione, il tradimento, la sofferenza, la rinascita e il riavvicinamento. Tutto questo è credere sempre nei propri sogni (tant’è che la pellicola negli USA è intitolata come “Begin again”), tutto questo è “Tutto può cambiare” ed uscirà nelle sale italiane il 16 Ottobre.
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La magica New York ed un cast sopraffino, con un insolito Adam Levine (star dei Maroon 5 che nel film prende il nome dell’artista Dave Kohl) che si cala con la massima perfezione nella parte del giovane talento della musica, con la splendida Keira Nightley, compagna di Adam nel film, che assiste all’ascesa nell’Olimpo della musica da parte del suo ragazzo prima di essere inghiottita dalla fama e dal successo dello stesso proprio poco prima di iniziare la propria e improvvisa caduta in un tripudio di sofferenze amorose e nuovi orizzonti musicali.
Fondamentale la parte di Mark Ruffalo, l’ Hulk di The Avengers, giusto per citare una delle sue pellicole in cui è protagonista, che in questo film svolge un ruolo che si annoda intorno alla volontà di cercare il talento in persone e luoghi apparentemente anonimi. La metafora della “fenice che risorge dalle ceneri” si materializza in questo film anche nella sua figura, dove Mark è Dan, uno strambo produttore discografico, caduto quasi in miseria dopo aver lanciato giovani talenti negli anni passati, tra i quali un certo Cee Lo Green, che nella realtà è un musicista, rapper e produttore discografico in attività ormai da più di un decennio. E’ infatti grazie all’intuizione di Dan che Keira (che nel film si chiama Greta) riuscirà a trovare la forza di rimettersi in gioco, soprattutto musicalmente parlando. Da lì in poi è un susseguirsi di emozioni e di azioni e lieto fine che non possono fare altro che tenere alta la considerazione e il livello che questo film ha già raggiunto nella prima parte della proiezione. Un insieme di successi, di abbracci e di ricongiungimenti che davvero poche volte mettono d’accordo tutti come in questo caso.
Il mio consiglio è quindi di godervi questo film per quello che è, ovvero un semplice capolavoro nella sua genuinità. La musica vi farà vibrare di gioia, le colonne sonore faranno tremare lo Shazam del vostro smartphone e il lieto fine di questa storia non potrà fare altro che farvi uscire dalla sala del cinema con la voglia di dimostrare al mondo che anche voi avete qualcosa da dire e che soprattutto un biglietto di sola andata per New York non è mai una cattiva idea, soprattutto se come bagaglio a mano avete oltre alla chitarra, una valigia carica di sogni ed ambizioni.
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