Scrive tweet razzista prima di partire per l'Africa: licenziata in volo

E’ salita sull’aereo da top manager per la InterActiveCorp (IAC) dove si occupava di pubbliche relazioni, e quando è scesa era disoccupata. Licenziata in tronco. Colpa di un tweet scritto velocemente prima di partire per il Sudafrica. “Going to Africa. Hope I don’t get AIDS. Just kidding. I’m white!”, è stato l’ultimo cinguettio di Justine Sacco. “Verso l’Africa. Spero di non prendere l’AIDS. Scherzo. Sono bianca!”. Lo scherzo non ha fatto ridere nessuno.

134539860-8993f3c6-3f6c-46b8-bde7-85e95a3435fbLa battuta infelice è stata punita in tempo reale mentre l’esperta di relazioni pubbliche era in aria. La IAC controlla circa trentasei società, tra le quali Match.com, The Daily Beast, e Dictionary.com. La reazione e il provvedimento preso nei suoi confronti è stato velocissimo. Nessuna giustificazione, nessuna attenuante. “Il commento è vergognoso, offensivo e non rispecchia in alcun modo il nostro punto di vista o i valori della IAC” ha dichiarato la società in una nota. “Sfortunatamente l’impiegata non era raggiungibile in volo, ma la questione è molto seria e stiamo prendendo altrettanto seri provvedimenti”.

Il tweet di @justinesacco è stato rimosso e l’account cancellato in poche ore. Ma gli screenshot si sono diffusi viralmente. La Rete è esplosa, i commenti sono diventati migliaia. Il caso è stato coperto globalmente ed è apparso sull’International Business Times, TheWrap, Huffington Post, New York Times, Mashable, New York Daily News, Los Angeles Times, e Business Insider.

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Mentre Justine Sacco sorvolava il mondo, il mondo non ha sorvolato sul suo tweet. Il New York Times ha scoperto che la frase era stata postata venerdì da Londra e cancellata poche ore dopo insieme all’account e al suo profilo Facebook. Poi ha sollevato il primo beneficio del dubbio chiedendosi se non fosse stato qualcun’altro a scriverlo. Qualcuno non autorizzato magari. Ma la tesi è caduta subito. Non era la prima volta che scriveva post infelici. Nella descrizione sul proprio profilo diceva: “Anche conosciuta per la mia risata grassa”.

Nelle ultime ore di vita dell’account il NYT ha fatto in tempo a tracciare un quadro attraverso i post. Riportandone alcuni, come quello di gennaio scorso: “Non posso essere licenziata per cose dette da sbronza, giusto?”.

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Atterrata Justine Sacco ha chiesto scusa. Per farlo ha dovuto aprire un nuovo account Twitter, @JustineSacco6: “Hey guys, just landed in South Africa. I sincerely apologize for my ignorant tweet and hope you guys can forgive me” (Ei ragazzi, appena atterrata in Sudafrica. Chiedo sinceramente scusa per il mio tweet ignorante e spero vogliate perdonarmi). E ancora. “E’ stato stupido postare una cosa del genere, chiedo perdono. Volevo fare una battuta ma mi si è ritorta contro”. Infine. “Ho appena saputo di essere stata licenziata. Me l’aspettavo. Sono davvero dispiaciuta e pentita”. Sacco ha raccontato di essere stata fotografata al suo arrivo e di star cercando un volo per tornare indietro negli Stati Uniti. Ha anche chiesto a tutti di fare donazioni per aiutare la ricerca contro l’Aids.

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Lei non l’ha fatto ma da Twitter si sono mobilitati. Gli utenti hanno creato il dominio JustineSacco.com e l’hanno reindirizzato al sito ‘Aid For Africa’, che aiuta bambini, famiglie e comunità africane attraverso un network di organizzazioni benefiche che si occupano di HIV/AIDS, malaria, istruzione, cibo, protezione dell’ambiente e degli animali.

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Dal suo canto Justine Sacco ha solo ribadito di non aver “cancellato l’account originale. E’ stato sospeso”. Fino al colpo finale: “Ho ricevuto minacce di morte”. Ma gli utenti dicono che il nuovo profilo sia falso e che sia stata proprio lei a eliminare il vecchio. Alla Rete e al Sudafrica l’ultima parola.

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“Cara Justine Sacco, non sei troppo bianca per essere disoccupata. Benvenuta in Africa”

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Fonte: La Repubblica.it

 

Dal 2010 cerco di “far volare” sul web la mia passione per i viaggi. Ho vissuto in Australia, ho visitato tutto il Sud-Est Asiatico, ho attraversato l'intero Vietnam in moto per consegnare libri ai bimbi degli orfanotrofi, ho visto innumerevoli volte l'Aurora Boreale in Islanda. Nel 2019 ho co-fondato SiVola, il primo tour operator creato da travel blogger.