Un Dreamlifter, il colosso cargo della Boeing, della Atlas Air manca di 9 miglia lo scalo militare di McConnell e atterra per errore nel aero-club (senza torre di controllo) di Jabara. Ora è bloccato a terra perchè la pista è lunga solo 1.850 metri contro i 3mila circa che gli servono per alzarsi in volo
Il Tom Tom dei cieli, questa volta, sembra proprio non aver funzionato. Alle 22.20 di ieri sera (questa mattina all’alba in Italia), un Dreamlifter della Atlas Air, l’aereo cargo più grosso del mondo, ha sbagliato di nove miglia il punto dell’atterraggio. E invece di toccar terra alla base militare di McConnell, in Kansas, è sceso al suolo una quindicina di chilometri più a nord nel mini-scalo di Jabara a Wichita, dove non esiste nemmeno una torre di controllo. “Chiediamo autorizzazione per l’atterraggio”, hanno detto i due piloti alla torre di controllo della Air Force americana alle 22.15 – come riportano le registrazioni – ricevendo subito l’ok. Una volta atterrati (su una pista larga appena 30 metri) hanno chiesto – senza sospettare nulla – istruzioni ai controllori per raggiungere il terminal. E a quel punto si è chiarito l’equivoco: “Non siete al nostro aeroporto”, hanno detto gli addetti di McConnell. “Yes Sir, siamo scesi nello scalo sbagliato!” la laconica risposta dal maxi jet della Atlas Air. Per fortuna senza nessun danno a persone o cose. Il pilota del jet partito dal JF Kennedy di New York, e questa è la cosa più curiosa, sarebbe già atterrato 26 volte negli ultimi mesi alla base Usa e quindi conosceva benissimo la zona e i punti di riferimento.
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L’errore rischia di costare carissimo all’Atlas e al Dreamlifter, uno dei quattro esemplari di questo aereo costruiti dalla Boeing e utilizzati soprattutto per trasportare i pezzi del Dreamliner (il 787 fiore all’occhiello del catalogo della società aerospaziale) tra le varie fabbriche del gruppo: la pista di Jabara è lunga solo 6.101 piedi contro i 9.900 necessari per il decollo del colosso dei cieli. L’aereo è dunque bloccato a terra fino a nuovo ordine mentre un’unità di crisi della Boeing sta studiando il da farsi. E siccome piove sempre sul bagnato, il super-muletto spedito ieri da McConnell per provare a trainare via-strada il “bisonte volante” fino alla base, si sarebbe guastato lungo la strada. L’alternativa è svuotare completamente l’aereo dalle merci, scaricare buona parte del carburante, aspettare un giorno di vento sostenuto e provare a “forzare” i parametri del decollo. Una scelta non molto anglosassone e contro le regole ma che secondo molti blog specializzati d’aeronautica non dovrebbe comportare troppi problemi. Questa ipotesi però ha iniziato a prendere piede nelle ultime ore. La Boeing ha bisogno di rimettere in volo subito l’aereo “incinto” – come lo chiamano in molti per la sua forma – per non mettere in crisi la produzione nei suoi stabilimenti. Già stasera, quindi, grazie a condizioni meteo favorevoli, si potrebbe fare un primo tentativo per far decollare il jet scarico di kerosene e merci sulla pista corta. Al semaforo verde manca solo l’ok della Federal aviation authority.
di Ettore Livini – Fonte
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