Questa è la storia di Melita Koulmandas Hunter, co-proprietaria di Song-Saa, un resort situato sull’isola privata che lei stessa ha acquistato insieme al marito.
L’incontro
“Io e mio marito Rory siamo entrambi australiani, di Sydney. Ci siamo incontrati ad Auckland in Nuova Zelanda, eravamo entrambi in viaggio per lavoro. Ci siamo innamorati e avevamo in programma di trasferirci a New York ma prima di organizzare questo trasloco mio marito ha ricevuto una proposta lavorativa temporanea con base Phnom Penh, così abbiamo deciso di provare quest’avventura. Era il 2005 e dieci anni dopo siamo ancora qui…”
L’arrivo in Cambogia
“Appena arrivati, mentre mio marito si occupava dell’agenzia per la quale lavorava, io mi sono buttata nel mercato del design e ho ricevuto anche offerte lavorative per lavorare con gallerie d’arte, locali, ristoranti e giardini privati. Nel 2006 abbiamo aperto un’agenzia che ci permetteva di comprare e vendere terreni. Non sapevamo bene a cosa stavamo andando in contro nè cosa volevamo fare, ma sapevamo che ci eravamo innamorati della Cambogia e della sua gente”
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Le isole disabitate
“Nel Gennaio 2006 un nostro amico pescatore ci informò dell’esistenza di isole disabitate, con spiagge bianche e foreste vergini, conosciute soltanto dai pescatori che navigavano quelle zone. Così decidemmo di andare a scoprire queste zone inesplorate e affittammo un peschereccio e per due settimane navigammo attorno all’Arcipelago di Koh Rong. Le acque erano cristalline, le spiagge erano deserte e la gente che viveva nei villaggi dei pescatori nelle vicinanze ci accolse con sorrisi grandi come case, perchè fu la prima volta che videro degli stranieri”
Affare fatto!
“Nell’ultimo giorno della nostra esperienza ci fermammo nella piccola isola di Koh Oun per pranzo e conoscemmo una famiglia di pescatori che ci spiegò come stava cambiando la situazione. I pescatori aumentavano giorno dopo giorno e i pesci diminuivano e diventava difficile sfamare la propria famiglia. Da lì, la proposta di cederci una delle sue proprietà disabitate. Si trattava di una piccola isola abbandonata. Prezzo 15,000 dollari. Affare fatto!”
Primo giorno sull’isola
“Tornammo da Phnom Penh con un sacco pieno dei soldi chiesti e ci dirigemmo subito sull’isola per vedere in che condizioni fosse. La ripulimmo da ogni genere di rifiuto o immondizia, causato da animali o dal passaggio dei pescherecci nelle acque vicine. Nelle vicinanze si trovava un villaggio di pescatori e promisi loro che avremmo offerto un posto di lavoro nel caso in cui ci avessero aiutato in questa “nuova rinascita” dell’isola. Otto famiglie accettarono”
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La nascita del Resort
“Dopo due anni e mezzo di fatiche, sudore e sangue finalmente nacque il nostro sogno: il Song Saa Private Island. Un Resort privato costruito su due isole collegate da un pontile in legno. Il Resort è stato costruito con materiale eco sostenibile e/o riciclato. Le famiglie che vivevano nelle vicinanze sono ora parte integrante dello staff del Resort. Abbiamo imparato un grande rispetto per la cultura, il patrimonio, le persone e l’ambiente.
Fin dall’inizio, le preoccupazioni ambientali sono state di primaria importanza, senza dimenticare il fattore umano. Aiutare le comunità ad avere condizioni di vita sostenibili, supportando la crescita del villaggio e la bonifica delle isole vicine”
La creazione della Riserva Marina
“Nel 2006, mentre compravamo l’isola abbiamo dato vita anche all’organizzazione di una Riserva Marina, la Song Saa Marine Reserve, una zona di non pesca attorno alle due isole del Resort che ora brulica di vita marina. Nel 2013 abbiamo creato una Fondazione, la Song Saa Foundation, che ha raggiunto con successo la creazione della prima barriera corallina in Cambogia“
Una vita felice
“Siamo contenti di aver raggiunto così tante soddisfazioni in così poco tempo. E’ venuto a farci visita anche il Principe Alberto di Monaco e ci ha premiati con una donazione per la creazione di un laboratorio di ricerca scientifica per la conservazione marina. Tra le cose belle che ci ha regalato questa Terra c’è anche nostro figlio, Naryth, che abbiamo adottato qui in Cambogia!”