Vi racconto il mio viaggio. Vi racconto un viaggio che ha infiniti chilometri da segnare sul vostro diario. Da Milano a San Francisco, scendendo giù verso la costa e rotolando fino a Los Angeles, per poi tornare nuovamente in Italia. Più di 20 mila chilometri passati in cielo, un migliaio percorsi sulle strade Californiane. Sì perché in questo viaggio vi porto in California.
Volo Air Berlin con scalo a Dusseldorf, destinazione San Francisco.
L’itinerario è semplice e copre 9 giorni: si arriva a San Francisco, poi si scende verso Carmel, Monterey, Pebble Beach e Pacific Grove. Si possono vedere tutte in giornata. Si continua lungo la costa, tappa all’Hearst Castle e poi notte a San Simeon. Poi Santa Barbara, Santa Monica, Venice Beach e pian piano, tra Hollywood e Beverly Hills si scivola fino a Los Angeles, senza però dimenticarsi una tappa al Joshua Tree, il parco nazionale immerso nel deserto.
Non troverete informazioni tecniche in questo post, troverete le informazioni che il mio cuore mi suggeriva. Per approfondimenti vi aspetto sulla mia pagina Facebook Mondo Aeroporto. Quindi lasciatevi trasportare dalla vostra voglia di venire con me in California. Allacciatevi le cinture. Si parte!
Arrivo a San Francisco nel tardo pomeriggio e la scritta “Welcome to the United States” mi fa sembrare invincibile. Ho l’hotel a pochi passi da Union Square. Dall’aeroporto al centro il metodo più facile, veloce ed economico è la BART, che sono dei treni leggeri che assomigliano molto anche ad un sistema metropolitano, che collegano la zona della Baia all’aeroporto. Il biglietto per Union Sq costa 8,65 $ e il viaggio dura mezzoretta (per info www.bart.gov)
Il tempo di sistemarmi, di mangiare qualcosa al volo e vado ed esaudire la mia tradizione: la prima cosa che voglio vedere della città è sempre quella che la caratterizza nel mondo. Direzione Golden Gate. L’autista del bus mi chiede perché mai dovrei andare fino a laggiù a quell’ora (più o meno 9.30 pm) e credo avesse totalmente ragione. Arrivo e il vento e la nebbia, nascondono quel colosso del ponte, rendendo così vana ogni mia voglia di immortalarlo con una foto notturna. Mi toccherà tornare in città con Uber.
Mentre torno in hotel però mi fermo davanti alla City Hall. È color arcobaleno e la mia prima notte a San Francisco prende quei colori.
Giorno 2.
Che poi in realtà e il primo giorno di operatività in quel di San Francisco. Primo e unico. Quindi di prima mattina, pronto ad esplorare le bellezze di questa città. Ci sono almeno 20 cose da fare assolutamente in questa città e lo spiego meglio in questo articolo. Volete una piccola anticipazione? Beh, oltre al Golden Gate ci sono le Painted Ladies, le coloratissime case di Alamo square, le viste panoramiche sulla città da Coit Tower o Twin Peaks, le curve di Lombard street e il Pier 39 con i suoi leoni marini, il granchio nel panino e i suoi traghetti per Alcatraz e.. molto altro!
Giorno 3.
Da San Francisco, che si può girare e vedere tranquillamente a piedi o in bus nel caso in cui voi aveste più giorni per farlo, mi dirigo verso Monterey, in auto. Sono più di 200 chilometri e 2 orette di strada. Nello stesso tragitto potrete visitare le città di Carmel, Pacific Grove e Pebble Beach, tutte nel raggio di pochi chilometri. Pagherete 10 dollari di “pedaggio” per entrare nella 17 miles drive, la strada che le collega. Ne varrà assolutamente la pena.
Giorno 4.
Preparatevi ad ammirare le bellezze della Highway 1, la strada che percorre tutta la costa oceanica Californiana. La mia tappa è da Monterey a San Simeon con uno stop all’Hearst Castle, un Castello costruito nel 1919 su una collina affacciata sul Pacifico, composto da quattro edifici che superano gli 8 mila metri quadrati e che fanno parte della residenza privata del magnate Hearst. Una tappa interessante nel caso in cui voleste spezzare il vostro viaggio verso Los Angeles. Ma la vera bellezza sarà la strada che percorrete lungo queste centinaia di chilometri.
“Io non lo so se riesco a guidare tutti questi kilometri lungo la costa Californiana con questo spettacolo di vista, vi avviso!”
“Chilometri e chilometri di cemento, una striscia gialla, la radio che non prende nemmeno una frequenza. Di fronte a te una strada infinita, al tuo fianco l’immensità dell’Oceano. Ogni tanto c’è una rientranza con qualche macchina parcheggiata. Decine di persone si fermano, scattano foto e sorridono, con il vento che gli scompiglia i capelli. Poi si rimettono in macchina, ma solo fino alla prossima rientranza. Questa strada, la Highway1, è infinita, ma rendere indimenticabili questi istanti attraverso decine e decine di foto la rende immensa. E ti fa sentire totalmente libero. LIBERO!”
Giorno 5.
Da San Simeon a Santa Barbara, la mia prossima meta, troverò sulla mia strada Malibu e Morro Bay, con la Morro rock a fare da padrona incontrastata. Sono 214 chilometri e quasi due ore e mezza di strada.
Santa Barbara mi ha appassionato per la sua storia, per le sue Chiese delle missioni e per il ponticello del suo Pier, il più antico di tutti gli Stati Uniti.
Giorno 6.
Ho visto il camion della Coca Cola, quello lungo lungo e colorato di rosso, che si vede solo nelle pubblicità. Ho visto un poliziotto in moto vestito come Poncharello. Ho visto un mezzo inseguimento in autostrada che mi sembrava di essere su DMAX. Tutto questo mentre mi stavo dirigendo a Santa Monica, 150 km di distanza da Santa Barbara.
Sono passato dal Molo di Santa Monica famoso per il suo Pacific Park, lì dove finisce la mitica Route66, alle Torrette di salvataggio di Baywatch, allungandomi poi fino alla scritta di Hollywood, finendo per passeggiare sulle stelle della “Walk of fame”.
Giorno 7. Direzione Joshua Tree National Park.
80 kilometri di Parco Nazionale immerso nel deserto, 45 gradi, pochissime macchine che hanno incrociato il mio cammino. Il Joshua Tree è stata una tappa stupenda. Camminare per quei sentieri rocciosi con il timore di perdersi nel nulla. Nessun distributore d’acqua, cellulare senza campo. Cartelli di pericolo ovunque e dei panorami che nessuna foto può raccontare. Soltanto te stesso e il sole che picchia forte. E tutto attorno a te un rumorosissimo silenzio. Che spettacolo.
In questo video vi racconto una passeggiata tragicomica al Joshua Tree Park, alla ricerca della Skull Rock.
A poco più di mezzoretta di auto dal Parco Nazionale, ho scoperto una cittadina che vive ancora ai tempi dell’Old Wild West. Si chiama Pioneertown e fu fondata nel 1946 da alcuni hollywoodiani per creare un set cinematografico per creare delle scene western. E così è rimasta tutt’oggi, nella magia di un film che dura ormai da 70 anni.
Questa cittadina immersa nel nulla, l’ho scoperta grazie ad un consiglio di Paola, autrice del blog “Scusate io Vado!” e della Guida di ViaggiAutori sulla California, che trovate qui. Ovviamente, consigliatissima, con itinerari di viaggio rapidi (5/6 giorni) o più estesi (10 giorni).
Giorno 8.
Dopo la “scampagnata” nel deserto oggi il relax più assoluto, tra la spiaggia e il molo coloratissimo di Redondo Beach e la frizzantissima Venice Beach, che con i suoi murales e la sua energia non ha da invidiare nulla a nessun altro posto nel mondo!
Giorno 9.
Io non so cosa mi succeda quando viaggio.
Io non so perché non riesco mai a lasciare un posto senza che mi venga una specie di magone. Perché queste esperienze le vivo con così totale trasporto? Perché ogni città che ho sfiorato la sento già un pochino mia?
Ho amato San Francisco, anche con il suo vento gelido della sera e con i suoi sbandati di Union Square. Ho amato i suoi arcobaleni a colorare ovunque la città. Come fai a non amare una città con tutti quei saliscendi, con il Golden Gate, con le Painted Ladies e le curve di Lombard Street? Mi sono perso tra i chilometri infiniti di asfalto che mi hanno portato lungo la costa. La strada era infinita, ma la voglia di fotografare quei paesaggi oceanici la rendeva fantasticamente ancora più eterna. Mi sono affezionato a Santa Barbara, alla sua storia e alle sue Chiese. Sono poi arrivato a Los Angeles e mi sono perso nella sua stravaganza, nonostante l’odio totale per il suo traffico che faceva impazzire anche il mio gps. Mi sono innamorato del mio cognome che magicamente ad ogni check-in di ogni hotel diventava “Moosa”. Avrei voluto passare più tempo al Parco del Joshua Tree e dormire in mezzo al deserto, addormentandomi mentre contavo le stelle. Mi sento fortunato, perché da oggi riempirò quelle pagine del libro della mia vita che erano rimaste ancora bianche, con nuovi ed emozionanti racconti. Punto. A capo, lettera grande. Si inizia un nuovo capitolo.
Where to next?
[progetto #Californiaonyourown in collaborazione con Visit California e Master Consulting FL]