Arrivo a Bali: da Kuta alle isole Gili, dal surf ai paradisi indonesiani

Dopo giorni di svariate fatiche ad arrampicarmi sui vulcani indonesiani ed interminabili ore passate sui bus finalmente si arriva a Bali. Ma non poteva andare tutto per il meglio. Vi racconto un aneddoto su questa foto.

“Due giorni fa terminavamo il nostro tour dei vulcani prima di approdare a Bali. Dopo la visita al vulcano Ijen il bus ci parcheggia per un’oretta davanti ad uno di quei market aperti 24 ore su 24. Avete presente quelli che nei telefilm americani subiscono sempre delle rapine? Ecco, proprio quelli. Passa il bus, non ci stiamo tutti. Dobbiamo attendere il prossimo, che con quaranta gradi e l’umidità che mi scioglie i tatuaggi non può che essere un’ottima notizia (post da leggere in maniera ironica). Passa mezz’ora e riusciamo, tra mille peripezie, a salire. Dopo qualche minuto approdiamo sul traghetto che ci avrebbe portato dall’isola di Java a quella di Bali. Anche lo stesso pullman viene caricato sul traghetto. Passiamo una quarantina di minuti “coccolati” dalle onde del mare prima di sbarcare sull’isola di Bali. Da qui ci aspettano altre quattro ore di bus verso sud per raggiungere e superare Denpasar e spostarci su Kuta. Questa foto è stata scattata poco prima di partire. La bimba ci ha fissato per tutto il viaggio, quattro ore. Incuriosita e un po’ assonnata per il caldo e il viaggio eterno.

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Quando tutto sembrava ormai volgere al meglio ecco il colpo di scena. Il bus ci lascia nel bel mezzo del nulla. L’autista ci i dice che noi dobbiamo scendere qui. “Vabbè, ma nessun problema” penso io. Incrociamo un poliziotto locale, gli chiedo qualche informazione e se fosse stato possibile chiamare un taxi e mi fa una faccia per nulla rincuorante, dicendomi che l’unica maniera per muoversi da lì era raggiungere la stazione dei bus che era a qualche chilometro, raggiungibile ovviamente a piedi. Bingo! Mi sono sentito molto un concorrente di Pechino Express così ci siamo diretti sorridenti ed increduli lungo la strada, prima o poi saremmo pur arrivati no? Per farla breve, dopo qualche centinaio di metri si affianca un pick-up bianco e ci chiede dove eravamo diretti. Con un pugno di rupie indonesiane strappiamo un passaggio e arriviamo in hotel dopo un’altra buona mezzoretta di viaggio. Finalmente una camera, una doccia con l’acqua calda e un po’ di relax. Ma non voglio abituarmici troppo. Già da domani si spunta la lista delle cose da fare e da vedere: nuove isole e nuovi templi ci aspettano.

Arrivo a Kuta. Un po’ me l’aspettavo. E’ tutto quello che “non mi serve”. E’ facile (per me) paragonarla alla thailandese Patong. Un posto molto commerciale, molto caotico. E’ il primo posto in Indonesia dove vedo una grande quantità di europei ma soprattutto australiani. E’ il Paradiso dei party e dei surfers. Legian street per i party e la spiaggia di Kuta per prendere lezioni di surf e cavalcare qualche onda di giorno e per saltare dall’Hard Rock al McDonald’s allo Starbuck’s di turno la sera, sul lungomare. L’Indonesia non è questa, Kuta non rappresenta Bali.

Nusa Dua Beach. Oggi ho scoperto che a mezz’ora da quel postaccio incasinato di Kuta Beach, esiste questo Paradiso. Posizionato in una zona attorniata soltanto da grossi resort e prati verdissimi che fanno da contorno a questo quartiere a cinque stelle, i prezzi però non sono inavvicinabili, al contrario di come avevo pensato a primo acchitto.


Il sogno di ogni bambino, me compreso, è sempre stato quello di avere una casa sull’albero. Oggi sono riuscito, in parte, a realizzarlo. Quello che vedete in foto è un ristorante, interamente fatto di bambú, costruito su un albero.. con vista sul mare! Esperienza bellissima! Sono al Pirate Bay di Nusa Dua Beach.

Se volete fare un giro delle spiagge nella parte meridionale dell’isola non perdetevi anche Padang Padang (caletta dove si pratica molto surf, popolata da australiani ed europei e anche da qualche simpatica scimmietta), Pandawa Beach (molto local e con un bellissimo paesaggio) e Jimbaran Bay. Io le ho fatte in un giorno solo, per avere una rapida panoramica. Il nostro driver ci ha accompagnato in ognuno di questi posti aspettandoci poi pazientemente ogni volta e riportandoci poi in hotel in serata. Il prezzo si aggira attorno alle 400 mila rupie, più o meno 25 euro, per una giornata intera. Ovviamente da dividere con i vostri compagni di viaggio.

Potete abbinare al tour delle spiagge del sud anche una visita al tempo di Uluwatu ed ammirarne il tramonto.

Il Tempio di Uluwatu è quella costruzione che vedete sulla sinistra. È un tempio che si trova a picco sulla scogliera ed è popolato da scimmie famose per essere anche abili ladruncole. Quindi tenete stretti a voi cellulari e macchine fotografiche ma soprattutto immortalate uno dei tramonti più belli che vedrete nella vostra vita.

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Mi sposto in Paradiso: si va alle isole Gili.

Il trasporto da Kuta alle Gili costa attorno ai 35-40 euro e comprende il bus fino al porto e il traghetto o barca veloce fino alle Gili, qualsiasi essa voi abbiate scelto. Molto più rilassanti e selvagge ma di un’infinità bellezza le Gili Air e Gili Meno, un po’ più movimentata invece Trawangan. Non ho prenotato nessuna sistemazione prima di partire. Sbarcato a Trawangan ho potuto constatare che posti dove alloggiare se ne trovano in ogni angolo e a prezzi abbordabilissimi nonostante voi siate appena sbarcati su un’isola Paradisiaca.

Qui non esistono auto e ci si sposta solo a piedi, con biciclette o a cavallo.

E questa è una foto scattata camminando per l’unica via dell’isola di Gili Trawangan.

Fino a qualche anno fa l’energia esisteva soltanto grazie a generatori comuni e le docce si facevano grazie all’acqua nelle tinozze, vecchia maniera! Ora quest’isola offre tutti i comfort, dal wi-fi all’acqua calda, alla corrente, ristoranti, sportelli bancomat, stabilimenti lungo mare attrezzatissimi e chi più ne ha più ne metta.

Dicevano che da queste parti ci fossero tramonti mozzafiato. Avevano ragione?

Qui siamo ad una delle tre altalene dell’Ombak Sunset. Non perdetevi i tramonti sulle altalene! La foto è un “must”.

 

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Dal 2010 cerco di “far volare” sul web la mia passione per i viaggi. Ho vissuto in Australia, ho visitato tutto il Sud-Est Asiatico, ho attraversato l'intero Vietnam in moto per consegnare libri ai bimbi degli orfanotrofi, ho visto innumerevoli volte l'Aurora Boreale in Islanda. Nel 2019 ho co-fondato SiVola, il primo tour operator creato da travel blogger.